Editoriale
Donne e tartufi
il 04 Marzo 2024
Un tema di grande attualità, la donna nel mondo del lavoro ed in questo caso la donna in un mondo lavorativo storicamente “maschile”.
Quello che posso fare è raccontare la mia esperienza, essendo la prima figura femminile in quattro generazioni di “Trifulau” della mia famiglia.
Non ho mai voluto per molti anni proseguire il lavoro di famiglia, per vari motivi come quello di avere altre passioni o aver capito subito che lavorare in famiglia ti da certo dei vantaggi ma sono altrettanti gli ostacoli che questa formula presenta.
Dopo aver fatto studi che mi portassero lontano ed aver provato vari lavori si è presentato un momento cruciale nella mia vita in cui ho scelto la parte vantaggiosa e ho deciso di fermarmi stabilmente nell’azienda di casa. Per alcuni anni sono stata molto “operaia” schivando abilmente le responsabilità, tutto ciò non è stato per me positivo creando nell’ambiente lavorativo ed ovviamente famigliare frustrazioni e tensioni tanto da portarmi ancora lontano da questo lavoro un’altra volta. Nuovamente, dopo la pandemia, mi sono trovata di fronte ad una scelta, decidendo così di tornare definitivamente a casa.
La consapevolezza di non poter più schivare le responsabilità mi è stata subito chiara, ed è così che una mattina prima dell’alba mi sveglio e raggiungo mio nonno che stava partendo per il famoso mercato di Asti (raduno tra cercatori e compratori di tartufi freschi).
Due giorni a settimana è stata la mia sveglia fissa, io alla guida e mio nonno vicino come un vero boss, e lo era davvero nel settore. Asti era la prima tappa, terminate le contrattazioni in città si faceva il giro dei nostri fidati cercatori per proseguire contrattazioni più intime. Questo è sempre stato un “giro” ad esclusività maschile, conosco molte storie, alcune le ho viste o vissute in prima persona, di cercatori e commercianti restii far vedere il loro fagotto di tartufi ne tantomeno trattare con figure femminili l’argomento. Tutto questo mi faceva paura, paura di sguardi sospettosi, frasi dette male che sapevo mi avrebbero ferita e demoralizzata. Queste paure però le ho tenute da parte consapevole della mia forza, una forza che arrivava da un background di tutto rispetto sull’argomento, tra i tartufi ci sono nata, ho partecipato alla vita del negozio ed alle fiere attivamente da quando facevo le elementari…insomma sapevo di cosa si parlava e questo non avrebbe potuto spazzarlo via nessuna occhiataccia e nessuna frase buttata male. Ciò che mi ha indubbiamente aiutata è stato il fatto di essere al seguito di mio nonno che è stato un cercatore formidabile e commerciante di tartufi rispettato ed ammirato da tutti. Che vantaggio vero? Si un bel vantaggio perché mi ha regalato una porzione di rispetto “vinta” a priori. Ma i vantaggi non servono a nulla se poi non dimostri di meritarti di tuo il rispetto. Incurante del mio genere femminile l’ho seguito per qualche anno, cercando di imparare il più possibile fino al momento in cui i nostri sguardi si sono sincronizzati e lui prima di chiudere una trattativa chiedeva sempre a me “il permesso” di chiuderla. Questo permesso l’ho guadagnato superando varie paure e decidendo che sarei stata io ad avere il polso non solo dell’acquisto ma anche della vendita dei tartufi in azienda. Quando mio nonno ha iniziato a non stare bene ed ha dovuto fermarsi a casa ho continuato da sola a fare i nostri giri in accordo con tutti, fiera ogni volta gli portavo a vedere il “bottino” e raccontavo qualcosa del giro. Un giorno avevo acquistato dei bei tartufi, glieli porto e lui con un filo di voce mi ha solo chiesto “Hai fatto tu? Hai fatto da sola?” E io “si certo!”, lui ha fatto uno dei suoi enigmatici sorrisi che questa volta avevo capito bene, mi aveva passato il testimone con gli occhi lucidi e fieri della sua “matota” (ragazza) che era diventata grande ed aveva imparato non tanto a non sbagliare ma ad andare senza paura. A mio nonno non è mai importato se fossi maschio o femmina, mi ha sempre insegnato tutto ciò che voleva insegnarmi, non ha mai fatto la differeza tra ciò che secondo la tradizione rappresentavo e ciò che potevo fare.
La cosa che mi preme di più raccontarvi è che nessuno mai mi ha guardato storto per essere una femmina, nessuno mai ha buttato brutte frasi a caso, nessuno mai si è rifiutato di trattare con me in quanto donna… si qualche “fregatura” l’ho presa ma sono rischi del mestiere che non hanno sesso. Qualche occhiata così così l’ho ricevuta ma sono sempre state anche queste senza sesso, momenti che fanno parte del lavoro e nulla hanno mai avuto a che fare con una questione di genere.
Che fortuna! Dirà qualcuno… io alla fortuna credo poco, credo che la “fortuna” uno se la crea lavorando su di se, studiando, facendo esperienze che lo possano rendere una persona strutturata e competente. Vi assicuro che una donna con struttura e competenze vale come tutti ed è pronta ad affrontare occhiatacce, frasi fuori luogo, momenti critici del suo essere in quanto femmina ed avrà la forza di dimostrare, superare e se serve zittire chiunque.
In questo “mondo dei tartufi” ormai chi ancora vive con un retaggio patriarcale si sta arrendendo al fatto che le nuove generazioni dell’ambiente sono quasi tutte al femminile, e a chi non piace semplicemente rischia di finire fuori dal giro.
Non credo che tutti siamo adatti a fare tutto, ma non ne faccio una questione di genere e so bene che ci sono differenze strutturali tra uomo e donna ma se fruttate al meglio avvantaggerebbero tutti e non sminuirebbero nessuno.
La mia è solo una storia ed un’opinione soggettiva, ma invito le donne a superare per prime gli stereotipi bloccanti e andare con coraggio a vedere che erano paure infondate e con lo stesso coraggio combattere quelle fondate.
Tiziana