Editoriale

Eros e Tartufi

Scritto da trifule il 01 Febbraio 2024

Una correlazione tanto antica quanto discussa

Una correlazione tanto antica quanto discussa.

Capitolo introduttivo per scoprire un affascinante binomio.

L’idea che il cibo abbia in se stesso qualcosa di magico può apparire assurda, nel mondo contemporaneo. Ma fino a che punto ci si può fidare di una cultura materialista che ha portato allo sfruttamento indiscriminato della terra creando disastri ambientali ormai irrimediabili? Verrebbe da dire che Madre Natura si è ribellata ai suoi figli snaturati, se non sapessimo che la natura non è un essere senziente e neppure una divinità. Tuttavia è curioso osservare come molti, oggi, quasi con un senso di rimpianto riflettono sull’epoca ormai lontanissima in cui la Natura era avvolta da un’aura di sacralità e il cibo era percepito come un dono, seppur derivato dal lavoro umano. Di fronte alla riduzione progressiva delle terre coltivabili dovuta in parte alla desertificazione, in parte all’avanzare delle megalopoli e dei centri industriali, un numero crescente di persone, in ogni parte del mondo, non solo sente la necessità di rispettare la natura per la sopravvivenza della specie umana, ma percepisce addirittura il bisogno esistenziale, se non addirittura spirituale, di restituire alla natura e al cibo un valore sacro. 

Loving food

L’idea che il cibo sia molto più di una merce, ma piuttosto un prodotto culturale nel quale si sommano tradizioni religiose e sentimenti, estetici, conoscitivi e così via. 

Magia del cibo’… ma cosa significa esattamente? Certamente non si può dare a questo termine il senso che un tempo si attribuiva magia, vale a dire la capacità di dominare le forze della natura evocate mediante rituali particolari. Neppure va intesa, la maga dei cibi, come un potere derivato agli esseri umani dall assunzione di pozioni magiche, come succede ad Alice nei Paese delle Meraviglie o a Popeye (alias Braccio di Ferro). 

Tuttavia, sappiamo che ogni cibo possiede in sé vari “poteri”, in orimis un potere nutritivo indispensabile alla sopravvivenza. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore. 

Il cibo non va considerato solo come un alimento del corpo, della mente e dello spirito. Il cibo possiede un reale potere culturale corrispondente alle credenze, non solo religiose, che si sono sedimoetate su di esso nel corso dei millenni distinguendo i cibi sacri e quelli impuri, individuando rituali del cibo dalla loro preparazione iniziale fino al loro consumo, eccetera. 

Sappiamo che da tempo immemorabile questi funghi sotterranei sono apprezzati per il loro sapore particolare grazie al quale sono diventati un “condimento” che perfeziona numerose pietanze. 

Oltre al sapore c’è di più: una tradizione consolidata esalta i tartufi per le loro Proprietà afrodisiache. Questa tradizione, che alcuni definirebbero superstizione, è stata tramandata da vari medici rinascimentali e poi divenuta luogo comune grazie a numerosi letterati. Vero è che queste proprietà sono messe in dubbio dalla scienza moderna, poi riconfermate da qualche ricercatore. Insomma grazie a questa altalena di opinioni il nesso fra eros e tartufi si è ulteriormente rafforzato.

Gli antropologi infatti ammettono che, come molti altri cibi, i tartufi conservano un’aura misteriosa derivante dalla loro stessa natura: sono “selvaggi” (come il sesso) in quanto crescono nel sottosuolo ma non si possono coltivare. La stessa ricerca ha qualcosa di “magico”: si svolge in luoghi lontani dal centro abitato e fa ricorso a conoscenza mai scritte, è un sapere immateriale che va a rafforzare un altro potere immateriale che è quello del profumo.

L’aroma dei tartufi può essere inebriante per alcuni o disgustoso per altri, in ogni caso provoca forti reazioni emotive. Quel profumo è persino in grado, in certe occasioni, di alterare la vista e suscitare fantasie di vario genere fino a diventare metafora di desideri sessuali: testicolo della terra, seducente patata, tuberò fetish, trifola odorosa… Viene spontaneo stabilire un parallelismo tra l’uso dei profumi nei rituali magico-religiosi e l’uso dei tartufi nei rituali gastronomici, intesi sia come momento di partecipazione collettiva, sia come momento intimo di una coppia. 

In entrambi i casi è il profumo che segna la celebrazione dei rito e che comincia con lo stupore, l’ammirazione, la gioia, i’eccitazione per l’ arrivo in tavola del benedetto fungo ipogeo, per arrivare a un piacere intimo corrispondente alle aspettative dei singoli partecipanti, un godimento che è naturalmente diverso da da soggetto a soggetto ma che è comunque una forma di enfasi amorosa, invasamento divino dei riti bacchici-dionisiaci.

Tratto da “Eros e Tartufi” Giordano Berti